(UNWEB) I giovani con meno di 35 anni che lavorano come dipendenti nel settore privato extra agricolo in Umbria sono 70.416 (dati 2023) [i]. Aumentati rispetto al 2022 dell’1,6 per cento (a fronte del +2,9 per cento di Italia e Nord Italia), rappresentano il 30,4 per cento dei lavoratori dipendenti che operano complessivamente nel comparto privato (in Italia la quota sale al 32,6 per cento e al Nord al 33,0 per cento). Dunque, in Umbria vi sono un po’ meno giovani nel lavoro dipendente privato.
In più, questi giovani guadagnano mediamente di meno rispetto ai coetanei italiani e delle regioni settentrionali. La retribuzione media annua [ii], pari a 15.071 euro nel 2023, continua a mantenersi inferiore a quella percepita dagli under 35 anni nel Paese (-7,8 per cento) e soprattutto nel Nord Italia (-18,4 per cento), per differenziali in lieve peggioramento rispetto all’anno precedente (www.agenziaumbriaricerche.it/focus/quanti-sono-e-quanto-guadagnano-i-giovani-dipendenti-umbri/).
In Umbria, i giovani dipendenti nel privato che lavorano con contratti a tempo indeterminato, full-time, per l’intero anno (ovvero 52 settimane retribuite) sono 23.873, vale a dire che poco più di un giovane su tre si può considerare lavoratore standard (al Nord sono il 40 per cento). Si tratta di una categoria strutturalmente più presente negli over 34 anni che, nella regione, pesa per il 52,5 per cento sul totale dei lavoratori più maturi (al Nord Italia arriva al 57,3 per cento).
Il lavoro standard, per come è stato definito, fa guadagnare di più, soprattutto perché non soggetto a interruzioni e vuoti di presenza nel corso dell’anno. In Umbria la retribuzione media annua di un giovane dipendente standard che opera nel comparto privato nel 2023 è stata di 24.933 euro, che corrispondono a -3.948 euro se confrontati con il valore medio riscontrabile in Italia e a -5.011 euro con quello del Nord (-13,7 per cento e -16,7 per cento rispettivamente). Si tratta di scarti che, in percentuale, si mantengono in linea con quelli rilevati l’anno precedente.
Proprio perché la componente del lavoro standard così definita consente di effettuare una comparazione tra situazioni omogenee dal punto di vista contrattuale e di presenza lavorativa, è su questa che cercheremo di entrare nel dettaglio per evidenziare se e come l’articolazione per qualifiche professionali e per settori incidano sui differenziali retributivi territoriali all’interno della fascia più giovane.
Come già dimostrato in altre occasioni (www.agenziaumbriaricerche.it/focus/le-basse-remunerazioni-del-lavoro-in-umbria-caratteri-cause-implicazioni/) a deprimere i livelli retributivi medi dei giovani umbri – e ancor più dei lavoratori più maturi – concorrono sia l’appiattimento verso il basso delle qualifiche professionali, sia anche la persistenza di scarti, anche molto consistenti, osservabili all’interno di ogni qualifica: si tratta di due costanti entrambe strettamente riconducibili ai caratteri produttivi e aziendali del contesto umbro.
Intanto, il lavoro giovanile alle dipendenze nella regione continua ad essere prevalentemente operaio (51,3 per cento contro il 41,8 per cento nel Nord); gli impiegati incidono solo per un quarto, quando in Italia superano i due quinti e al Nord, presenti con il 43,3 per cento, superano addirittura gli operai. In Umbria continuano a essere sottorappresentate le figure dei quadri e dei dirigenti, mentre si rafforza la relativa maggiore presenza di apprendisti (il 24 per cento del totale, quando in Italia e al Nord oscillano intorno al 14-13 per cento).
Questa spiccata polarizzazione verso mansioni più basse riflette una domanda locale di lavoro concentrata in settori a ridotto contenuto professionale, quelli dove le prospettive di crescita e i livelli retributivi sono inferiori. Anche l’elevata incidenza degli apprendisti indica una fase di ingresso nel mercato del lavoro più prolungata e una limitata transizione verso ruoli qualificati: un elemento, questo, che potrebbe derivare da una insufficiente capacità del sistema produttivo locale di assorbire e valorizzare i giovani con percorsi di studio medio-alti.
Dunque, una prima spiegazione dei livelli retributivi medi dei giovani umbri inferiori rispetto a quelli delle aree di riferimento è rintracciabile nello schiacciamento verso il basso dei profili professionali.
Tuttavia, divari retributivi consistenti si rilevano anche a parità di qualifiche (fanno eccezione le figure dirigenziali, che in Umbria contano però solo per 8 unità), aumentano al crescere della scala gerarchica e si fanno massimi in corrispondenza dei quadri, ove l’Umbria registra il 26,4 e il 28,6 per cento in meno rispetto a Italia e regioni settentrionali. In altre parole, i giovani dipendenti standard che lavorano in Umbria nel privato come quadri si trovano a guadagnare circa 17 mila e 19 mila euro annui in meno rispetto agli altri coetanei di Italia e Nord. In più, l’Umbria risulta penalizzata anche tra gli apprendisti, con differenziali che si aggirano intorno al -5/6 per cento in meno rispetto alle aree benchmark.
I dipendenti standard under 35 che operano nel privato in Umbria si dividono quasi equamente tra industria e servizi; in Italia e al Nord prevalgono le attività terziarie.
Limitando la sola analisi alle categorie professionali di operai, impiegati e quadri (quelle ovunque più presenti) si scopre, in Umbria, che tra gli operai e gli impiegati guadagnano di più quelli che lavorano nel Trasporto e magazzinaggio, quindi nelle Attività manifatturiere. I giovani quadri spuntano invece stipendi più remunerativi nel settore Sanità e assistenza sociale (riferito, ricordiamo, al comparto privato).
L’analisi settoriale mostra come lo svantaggio retributivo dell’Umbria rispetto alle altre aree sia, a parte rare eccezioni, diffusamente presente e aumenti salendo nella scala gerarchica.
Tra i giovani operai umbri risulterebbero particolarmente penalizzati, in termini di scarti retributivi rispetto ai colleghi delle altre aree, quelli impiegati nella Manifattura e nei Servizi di informazione e comunicazione; tra gli impiegati gli svantaggi sono più evidenti per chi lavora nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche, nelle Attività manifatturiere e nei Servizi di informazione e comunicazione; tra i quadri differenze importanti spiccano nel Commercio (-40 per cento il gap retributivo annuo, pari a oltre 23 mila euro medi annui), seguito subito dopo dai Servizi finanziari e assicurativi (ove il divario rispetto al Nord ammonta a 29 mila euro annui), quindi dalle Attività professionali, scientifiche e tecniche.
I giovani che in Umbria lavorano come quadri nella Sanità e assistenza sociale privata sono invece molto meglio retribuiti che altrove (guadagnano circa 23-25 mila euro in più dei coetanei che operano in Italia e al Nord) [iii].
In sintesi, il diffuso posizionamento verso il basso delle retribuzioni dei giovani in Umbria è settorialmente diffuso, coinvolge cioè sia le attività più avanzate sia quelle più tradizionali, anche se con intensità diverse. I divari più ampi si riscontrano nei servizi avanzati (finanza, ICT, consulenza tecnica) che, potenzialmente più performanti, altrove riescono ad assicurare maggiori stipendi; si osservano tuttavia gap di rilievo anche in ambiti produttivi più tradizionali (come il Commercio o i Servizi di alloggio e ristorazione).
Dunque, le più basse retribuzioni in Umbria, anche a parità di ruolo e settore, segnalano una penalizzazione territoriale che è espressione della caratterizzazione prevalente degli assetti produttivi e dei profili aziendali locali: l’Umbria ha un tessuto imprenditoriale mediamente meno dinamico, a più bassa produttività, a minore capacità di remunerazione. Per una relativamente meno diffusa intensità tecnologica e soprattutto una minore specializzazione produttiva ad alta intensità di capitale umano, la domanda di competenze specialistiche e di profili qualificati si mantiene ridotta. Questa minore propensione a valorizzare professionalità evolute limita il differenziale salariale per i giovani laureati o più professionalizzati, anche in settori teoricamente più remunerativi, poiché la produttività marginale del lavoro qualificato è inferiore rispetto ad aree più dinamiche.
Ma un investimento nel capitale umano mediamente inadeguato se, da un lato, tende a deprimere i livelli retributivi, dall’altro ostacola le possibilità di crescita in termini di competitività aziendale. Una spirale dannosa per l’economia locale è già in atto: molti giovani umbri laureati tendono a trasferirsi verso aree a maggiore opportunità economica, producendo un effetto di selezione negativa nel mercato del lavoro locale, ove rischiano di restare prevalentemente i ragazzi e le ragazze che, con minori possibilità di mobilità o con competenze meno richieste, sono meno competitivi e dunque meno in grado di negoziare buone retribuzioni. Invece, è proprio la capacità di trattenere (o attrarre) capitale umano giovane ad alto potenziale a rappresentare per un territorio un elemento strategico per la sostenibilità del suo sviluppo.
Note
[i] Le statistiche dell’Osservatorio Inps sui lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo considerano i lavoratori con almeno con almeno un versamento contributivo nel corso dell’anno. I lavoratori che abbiano avuto nell’anno più di un rapporto di lavoro vengono contati una sola volta e classificati sulla base dell’ultimo (invece retribuzione e giornate retribuite si riferiscono alla somma di tutti i rapporti di lavoro nell’anno). Nel computo vengono esclusi anche i lavoratori domestici e inclusi i dipendenti pubblici a tempo determinato, per cui vige l’obbligo della contribuzione per le prestazioni temporanee.
[ii] I dati amministrativi dell’INPS registrano le retribuzioni a fini contributivi dei dipendenti con un regolare contratto di lavoro. Per retribuzioni si intendono dunque gli imponibili a fini previdenziali, comprensivi dei contributi a carico del lavoratore, nel periodo di tempo considerato.
[iii] Il settore privato Sanità e assistenza sociale si compone di tre voci: Assistenza sanitaria, assistenza sociale residenziale e assistenza sociale non residenziale. In Umbria i giovani lavoratori standard classificati come quadri operano esclusivamente nella sanità e il divario retributivo a vantaggio della regione, limitatamente a tale ambito di servizi, scende a circa 21,7 mila euro rispetto all’Italia e a 18,9 mila euro rispetto al Nord. La ragione di questo minore scarto in corrispondenza dei servizi sanitari dipende dal fatto che le retribuzioni in ambito sociale (ove invece operano i giovani qualificati come quadri in Italia e al Nord) abbassano le retribuzioni medie dell’intero settore (sanitario e sociale).