3 3(UNWEB) – Perugia,   Si è tenuta presso il Santo Chiodo di Spoleto un'importante mattinata di lavori dedicata alla salvaguardia dei beni culturali, occasione per tracciare il bilancio dell'esperienza del sito nel campo dell'art recovery per tutelare, recuperare e valorizzazione il patrimonio culturale colpito dagli eventi sismici e per delineare le prospettive future in questo ambito.

L'evento ha rappresentato un momento di riflessione e condivisione sul lavoro svolto e sugli interventi in corso, in vista dell'imminente inaugurazione del nuovo deposito di Santo Chiodo e della conclusione dei lavori di recupero dell'ex mattatoio di Spoleto.

"L'esperienza di Santo Chiodo, avviata dalla Regione Umbria nel 1997, - ha spiegato il vicepresidente della regione Tommaso Bori nell'aprire la sessione di lavori - si è consolidata negli anni come un modello di riferimento nazionale per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali nelle zone colpite da eventi sismici. Grazie alla collaborazione tra la Regione Umbria e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria, è stato possibile affrontare con professionalità e passione la sfida della protezione del patrimonio culturale, coniugando la messa in sicurezza dei beni culturali, con l'efficienza nel loro recupero e nella loro valorizzazione. Un ringraziamento speciale va alla Soprintendente Francesca Valentini e al Direttore del Deposito, Giovanni Luca Delogu per il loro impegno e la loro dedizione, che hanno reso possibile il raggiungimento di questi importanti traguardi".

"Questa esperienza – ha confermato il Commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016, senatore Giudo Castelli – è stata riconosciuta come esempio da replicare anche nelle altre Regioni del cratere sismico, dove hanno visto la luce gli altri centri di Art recovery di Rieti, Camerino e L'Aquila è stata inserita nelle linee guida del Ministero della Cultura, diventando un punto di riferimento per la gestione dei beni culturali in situazioni di emergenza. Uno sforzo che ci ha consentito di mettere in sicurezza oltre 35mila beni culturali mobili che erano presenti nei 5200 edifici di pregio culturale o storico, di cui 1200 chiese o luoghi di culto, che sono stati interessati dagli eventi sismici del 2016. Qui in Umbria c'è una scuola ingegneristica riconosciuta all'avanguardia nel campo della sicurezza e della ricostruzione, anche grazie all'eccellenza rappresentata dell'Università degli Studi di Perugia in questo campo".

I depositi e i laboratori di Santo Chiodo e dell'ex mattatoio di Spoleto – è stato poi spiegato nel corso delle relazioni che si sono susseguite - rappresentano un elemento fondamentale per la salvaguardia della memoria storica e identitaria delle comunità colpite dal sisma. La perdita di beni culturali indebolisce infatti il senso di appartenenza delle comunità, mentre il loro recupero e ritorno nei luoghi di origine costituiscono un'opportunità di ripresa sociale ed economica, capace di attrarre investimenti pubblici e privati.

"Il nuovo deposito di Santo Chiodo che sarà inaugurato a breve, - ha concluso Bori - è stato progettato con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, confermando l'impegno della Regione Umbria verso un futuro più green. La visita ai suoi spazi, vero e proprio scrigno d'arte, trasmette un messaggio di rinascita e rigenerazione".

L'incontro si è concluso con un sopralluogo oltre che al Deposito, al Cantiere dell'ex Mattatoio. All' iniziativa ha partecipato anche il sindaco di Spoleto, Andrea Sisti.


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