DSC05859(UNWEB) Perugia,  – A un anno dall'insediamento della Giunta Ferdinandi, i gruppi consiliari comunali di opposizione, insieme all'ex consigliera regionale Paola Fioroni (Lega), hanno tracciato oggi un bilancio lucido e impietoso di questi dodici mesi di amministrazione: un anno segnato da immobilismo, ideologia e distanza dalla realtà quotidiana dei cittadini.

A dominare la scena, secondo l'opposizione, è stata una visione puramente ideologica, che ha preso il posto della concretezza e della responsabilità. Un esempio evidente è quello della sicurezza: la Giunta ha scelto di eliminare l'assessorato dedicato, ha revocato il taser alla polizia locale, ha cancellato il divieto di accattonaggio molesto e ha smantellato il nucleo decoro urbano in aree particolarmente sensibili come Fontivegge. Un insieme di scelte che ha dato il segnale culturale che "tutto è permesso", contribuendo ad alimentare episodi di degrado, aggressioni e tensioni sociali.

Al contrario noi sosteniamo che la sicurezza è la condizione necessaria per una vera inclusione, non il suo opposto. Lo abbiamo dimostrato introducendo strumenti come il taser per tutelare gli agenti, e distendendo la legge regionale contro il degrado urbano. Per noi, l'inclusione significa proteggere chi ogni giorno costruisce comunità: famiglie, commercianti, anziani, persone con disabilità. Chi vive con senso civico non può essere lasciato in balia di chi impone regole proprie o trasforma pezzi di città in zone franche.

Anche sul piano della partecipazione, i fatti non seguono le parole. Si riempiono le piazze e i programmi elettorali della parola "partecipazione", ma in un anno non si è fatto nulla per attuare strumenti concreti, come quelli previsti dalla legge regionale sull'amministrazione condivisa. Anche qui chiediamo serietà: non basta evocare la partecipazione, bisogna costruirla.

Sul fronte della disabilità, la situazione è ancora più deludente. Sono stati ereditati fondi importanti, ma senza una visione nuova, senza un vero progetto di vita personalizzato, quelle risorse rischiano di essere solo assistenzialismo passivo. E invece, dignità e futuro si costruiscono solo con scelte forti, strutturate, capaci di incidere davvero sulla qualità della vita delle persone fragili.

Il tema fiscale, poi, è stato gestito con una comunicazione fuorviante. La Giunta ha sbandierato una riduzione delle tasse che, in realtà, è limitata a poche categorie e non ha certo bilanciato l'aumento delle imposte regionali. Il ceto medio – famiglie, artigiani, professionisti – è stato ancora una volta dimenticato, lasciato senza strumenti di sostegno. Una misura parziale, usata per alimentare consenso, ma senza vero impatto sulla quotidianità della maggior parte dei perugini.

Sul piano delle infrastrutture, l'atteggiamento è sempre lo stesso: no al Nodo di Perugia, No all'Alta Velocità a Creti, No al Termovalorizzatore, no a ogni grande opera strategica, nessuna proposta alternativa. Una città che rifiuta ogni investimento strutturale è una città che si autoesclude da ogni prospettiva di sviluppo. Noi continuiamo a chiedere infrastrutture moderne, mobilità efficiente, investimenti utili a creare lavoro e attrattività.

Anche sulla sanità, pur non essendo competenza diretta del Comune, la sinistra ha cavalcato il tema in campagna elettorale, promettendo attenzione, supporto, interventi addirittura con una lista sulla Sanità Pubblica che ora sembra scomparsa. E invece, dopo dodici mesi, non è arrivata nemmeno un'idea concreta, neanche sul tema più urgente come le liste d'attesa. Nessun progetto di sostegno alla medicina territoriale, nessun segnale, nessuna proposta. Solo slogan, ancora una volta.

Infine, il quadro si completa con il degrado urbano diffuso: manutenzione carente, verde pubblico trascurato, strade dissestate. E sul fronte educativo e sociale, non tutti i bambini trovano oggi risposta nei nidi comunali, nonostante la precedente amministrazione avesse investito risorse importanti per potenziare l'offerta e sostenere le famiglie.

Un anno dopo, Perugia è una città più disordinata, più isolata, più debole. Non perché manchino le risorse o le possibilità, ma perché manca il coraggio di decidere, la volontà di scegliere, la capacità di costruire.

"Noi continueremo a fare opposizione seria, concreta, presente," concludono i gruppi consiliari di opposizione, "perché Perugia non può restare ostaggio di chi governa con gli slogan. Serve una politica che agisce, che ascolta e che decide. E noi ci saremo, ogni giorno, per pretenderlo."

 


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