Palazzo Donini 2(UNWEB)  - Perugia,   – In merito alla questione payback dispositivi medici e alle notizie veicolate a mezzo stampa in questi giorni da alcune parti politiche, l'amministrazione regionale tramite l'Avvocatura della Regione Umbria precisa quanto segue.

Il payback sui dispositivi medici è un meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento di un tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziano per questi prodotti.

Il 7 maggio 2025 il Tar Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura. Immediata è stata la risposta dei rappresentanti delle imprese: "In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali".

Con le sentenze n. 139 e n. 140 del 22 luglio 2024, la Corte Costituzionale aveva infatti già dichiarato legittimo il meccanismo del payback sui dispositivi medici, respingendo le questioni di incostituzionalità sollevate dal Tar Lazio in seguito a migliaia di ricorsi di aziende del settore. La Corte ha qualificato il payback come un "contributo di solidarietà" proporzionato e necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale in una situazione economico-finanziaria critica che impedisce a Stato e Regioni di coprire interamente le spese sanitarie con risorse pubbliche.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, ha definito il payback "un cerotto su un'emorragia che merita altri tipi di cure" in quanto trattasi di un eventuale contributo una tantum aleatorio, dipendente solo dagli esiti di migliaia di procedimenti legali e sui cui esiti c'è la più grande incertezza anche di sopravvivenza delle aziende fornitrici.

Il payback dispositivi non è infatti un credito certo, liquido ed esigibile e pertanto non è possibile agire in via monitoria, bensì agire in via procedimentale e/o contrattuale (azione di responsabilità per danni o compensazione crediti) con pressoché certa successiva dinamica contenziosa cognitiva o processuale amministrativa.

Questa situazione è comune a tutte le Regioni, infatti tutte le Regioni a far data dagli ultimi mesi del 2022 hanno iniziato a dare attuazione a quanto sopra descritto richiedendo il pagamento del dovuto alle aziende fornitrici (cfr. Determina Direttoriale n. 13106/2022 Regione Umbria).

Ha fatto seguito a tale dinamica procedimentale l'instaurazione di una quantità rilevantissima di contenziosi legali di natura amministrativa e civile; in tal senso si significa che le posizioni aperte per la Regione Umbria risultano essere migliaia, alle quali si devono cumulare ulteriori ricorsi, sia giurisdizionali per motivi aggiunti che straordinari al Presidente della Repubblica.

Le Regioni, ivi compresa l'Umbria, devono tenere in considerazione, per obbligo di correttezza contabile, il fatto che, allo stato degli atti, non si è in presenza di un credito certo, liquido ed esigibile. Quindi la posta economica derivante dall'eventuale pagamento del payback dispositivi non può avere a posteriori ricadute sull'anno contabile chiusosi, cioè il 2024, e non può quindi incidere a compensazione del disavanzo 2024 né quindi poteva in alcun modo intervenire sulla necessità della manovra che la Regione è stata costretta a fare.

Il disavanzo in sanità della Regione Umbria è purtroppo strutturale da 5 anni (cioè si ripete da 5 anni peggiorando sempre) e come è facilmente comprensibile non può essere coperto da un credito puntuale che si maturasse ora, tanto più se incerto e non esigibile.

In questi giorni, dopo la sentenza del Tar, è in discussione una proposta normativa, sostenuta dalle Regioni, che prevede l'intervento dello Stato a garanzia delle somme relative al payback dei dispositivi medici che non dovessero essere pagate dalle aziende fornitrici alle Regioni a seguito delle recenti decisioni dei giudici amministrativi.

Il Governo dovrebbe fare un'apposita norma per consentire nel corso dell'esercizio 2025 di rendere i relativi crediti della Regione esigibili e quindi liberare gli eventuali accantonamenti iscritti in bilancio. Questa norma non impatterebbe comunque sul disavanzo e sulla verifica del 2024 conclusa nel mese di aprile dalla Regione Umbria. Se le Regioni daranno la propria intesa, a seguito dell'eventuale approvazione della norma e delle indicazioni dei Ministeri, si faranno apposite scritture contabili e, solo in base alla determinazione dei risultati del 2025, si potrà valutare come inserire in bilancio le eventuali quote. Se ci saranno maggiori risorse saranno certamente utilizzate per la sanità, ma il rischio a livello nazionale e umbro è il fallimento di migliaia di aziende che, oltre a devastare il tessuto economico e sociale, metterebbe a rischio la fornitura dei dispositivi medici a ospedali e interi territori.

Infine la Regione comunica che, per contrastare tutte le informazioni fuorvianti e non corrette anche pubblicate, si riserverà di adire le vie legali anche con richiesta di risarcimento per danni a tutela dell'immagine degli amministratori, dell'istituzione regionale e per trasparenza e correttezza nei confronti dei cittadini.


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