image0(UNWEB) La sindaca Vittoria Ferdinandi è intervenuta all'Assemblea nazionale dell'ANCI nel panel "Sindaci costruttori di pace" insieme al Cardinale Matteo Zuppi,
«Essere sindaci costruttori di pace significa assumersi la responsabilità di decisioni politiche chiare e lungimiranti, soprattutto in un tempo in cui i conflitti non sono più lontani ma entrano nelle nostre comunità attraverso le fragilità sociali, le migrazioni forzate, le tensioni generate dalla paura e dall'ineguaglianza.
Per questo non possiamo permettere che nella Legge di Bilancio crescano le spese militari mentre la cooperazione internazionale subisce tagli, perché sarebbe un messaggio pericoloso e contraddittorio. La pace non si costruisce aumentando la capacità di combattimento, ma rafforzando quella di sviluppo. Non nasce dalle armi, ma dai diritti, dal welfare, dall'istruzione, dalla dignità garantita a ogni persona.
Le nostre città conoscono meglio di chiunque altro le conseguenze dei conflitti. Le vediamo ogni giorno nelle famiglie che accolgono, nei ragazzi che arrivano dalle guerre con ferite visibili e invisibili, nelle scuole che lavorano instancabilmente per costruire convivenza e futuro. Proprio per questo i Comuni devono diventare sempre più protagonisti di una nuova diplomazia dal basso, una diplomazia fatta di relazioni, di partenariati autentici, di cooperazione e di gemellaggi con i territori colpiti dalle guerre e dalle crisi umanitarie.
La cooperazione territoriale non è un accessorio, è uno dei pilastri per costruire comunità più sicure e più giuste. Deve essere sostenuta con risorse adeguate e strutturali, perché non esiste sicurezza senza giustizia sociale, senza servizi essenziali garantiti, senza opportunità di crescita e lavoro. Non può esserci pace dove mancano acqua, scuole, ospedali, libertà e possibilità.
Preparare la pace significa andare oltre le parole e agire con coraggio. Significa scegliere di investire sulle comunità, sulla prevenzione dei conflitti, sulla solidarietà internazionale, sulla capacità di tenere insieme umanità e politica. Significa credere in un futuro dove la sicurezza non si costruisce con la paura, ma con la cooperazione.
Questa è la strada che oggi l'Italia è chiamata a percorrere con decisione, mettendo al centro i popoli e non le armi, e riconoscendo ai territori il ruolo fondamentale che possono e devono avere nel costruire un mondo più giusto e più pacifico.»

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