(ASI-UNWEB) Perugia - Riceviamo e Pubblichiamo. La città non si preoccupa troppo della fine della millenaria presenza benedettina. Il deserto spirituale non sarà però privo di conseguenze
Recentemente sono stati celebrati a Perugia i funerali di Padre Martino Siciliani, ultimo monaco sacerdote della comunità benedettina di Perugia presso l’abbazia di San Pietro.
Si tratta di un evento che priva la città di una persona che ha servito la comunità ma che, contestualmente, segna la fine della presenza dei monaci benedettini che erano nella abbazia a partire dalla sua fondazione avvenuta nel 966 ad opera dell’abate San Pietro Vincioli.
La stampa locale ha dato un certo risalto alla figura di padre Martino, monaco e direttore del famoso osservatorio sismologico Bina, ma non ha segnalato adeguatamente anche la gravità della perdita della presenza benedettina che ha segnato Perugia e l’Umbria. L’abbazia ebbe un notevole patrimonio fondiario che le consentiva di avere una importante committenza artistica. E’ piena delle opere dei migliori artisti (Perugino, Bonfigli, Agostino di Duccio, Alfani, Eusebio da San Giorgio, Sassoferrato, fra gli altri).
Va ricordato anche il ruolo economico dei monaci con la loro azienda che si caratterizzò sempre per l’innovazione cultuale, diffondendo buone pratiche e nuovi metodi agrari. L’azienda si estendeva per la valle del Tevere quasi fino a Roma.
La diversità di interessi che caratterizzava i monaci e che portò alla creazione a Perugia del primo osservatorio sismologico, nasceva dalla Regola di San Benedetto che consigliava i monaci di sviluppare i propri talenti al fine di servire la comunità in umiltà e obbedienza e senza indulgere alla vanagloria.
Nell’abbazia fu costruito uno dei primi organi a canne italiani. Ricordo anche i tanti incontri con Padre Martino che non mancava mai di raccontare qualche episodio che riguardava la storia di San Pietro. Mi disse ad esempio delle “trattative” con alcuni emissari del governo russo che volevano acquisire le prime carte di San Pietroburgo, custodite nell’archivio grazie alla passata presenza di un nobile architetto russo e che si vedono ancora all’osservatorio sismologico. Per averle offrirono cifre consistenti. Padre Martino rispose con la sua ironia“ Oggi proverete una cosa nuova: una persona che non ha interesse per il denaro”.
Molti hanno cercato di evitare la fine della presenza benedettina a Perugia ma , purtroppo, non si è conseguito l’obiettivo. Certamente la mancata richiesta da parte della città non aiuta l’ordine benedettino, che è’ attualmente in crisi specialmente in Italia, a trovare soluzioni come quella suggerita ed in parte attuata dal Cardinal Bassetti che aveva unito S.Pietro alla abbazia romana di San Paolo fuori le Mura a Roma.
La Diocesi si è impegnata validamente nel garantire la continuità del culto e la salguardia del monumentale archivio con il prof. Maiarelli, valente e dotto archivita.
Ma forse si può fare di più per mantenere una seppur piccola comunità bendettina, filo con una storia gloriosa che ha segnato l’Umbria. Occorebbe magari una città meno distratta e più attenta alla sua storia.
Vincenzo Silvestrelli
Fonte foto Wikipedia AliasXX00, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons