448x300xpalazzo cesaroniLa Prima commissione consiliare, presieduta da Andrea Smacchi, si è riunita ieri a Palazzo Cesaroni per un incontro congiunto con il prefetto di Perugia Antonella De Miro e il vice prefetto vicario di Terni Andrea Gambassi, per approfondire la tematica dell'accoglienza dei profughi in Umbria. Attualmente nella strutture della regione sono ospitati 1229 richiedenti asilo, di cui 970 a Perugia e 259 a Terni. La quota massima dei profughi prevista per l'Umbria è di 1554, di cui 1181 nella provincia di Perugia e 373 in quella di Terni.


(ASI) Perugia. La Prima commissione consiliare, presieduta da Andrea Smacchi, si è riunita oggi a Palazzo Cesaroni per un incontro congiunto con il prefetto di Perugia Antonella De Miro e il vice prefetto vicario di Terni Andrea Gambassi, per approfondire la tematica dei flussi migratori in Umbria. La riunione, che fa seguito alla seduta congiunta con la Terza commissione per l'audizione dell'assessore Luca Barberini (http://goo.gl/Y6mS4s), era stata sollecitata dal consigliere Valerio Mancini (Lega nord).
Aprendo la seduta il presidente Andrea Smacchi ha ringraziato i prefetti per la presenza a Palazzo Cesaroni: “un gesto di grande disponibilità e cortesia istituzionale, in un'ottica di collaborazione futura che potrà essere continuativa e funzionale ad obiettivi comuni. Suscitano impressione – ha detto Smacchi - i dati del Rapporto della Fondazione Migrantes, dai quali emerge che a fronte di una persona che arriva in Italia tre italiani lasciano il paese. Lo scorso anno con 33mila ingressi 101mila italiani hanno lasciato l'Italia e negli ultimi 10 anni gli italiani residenti all'estero sono aumentati del 49,3 per cento”.
Il prefetto di Perugia, Antonella De Miro, ha sottolineato come “in Umbria esiste un dialogo istituzionale costante sui flussi migratori grazie al tavolo regionale per l'immigrazione che ha scelto l'accoglienza diffusa. C'è la massima collaborazione che consente di lavorare in maniera serena e condivisa anche con enti locali e diocesi. Secondo gli accordi con il Governo all'Umbria è assegnata una quota massima dell'1,64 per cento della quota nazionale, pari a 1932 profughi. La quota massima dei richiedenti asilo prevista è di 1554, di cui 1181 nella provincia di Perugia e 373 in quella di Terni. Questi si vanno ad aggiungere ai 378 che sono già ospitati in strutture Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
Gli ultimi dati, aggiornati al 5 ottobre, indicano che attualmente in Umbria ci sono 1229 richiedenti asilo ospitati nelle strutture regionali, di cui 970 a Perugia e 259 a Terni (che sommati ai 378 presenti nelle strutture Sprar portano a 1607 il numero delle persone accolte nella regione ndr). Circa il 50 per cento dei profughi assegnati all'Umbria – ha spiegato il prefetto - si allontanano subito dopo l'arrivo e prima del fotosegnalamento: nel 2015, su 1019 arrivi 562 si sono allontanati. I siriani sono coloro che si allontanano con più frequenza, seguiti da eritrei, somali e sudanesi. Chi è ospitato nelle strutture umbre proviene principalmente da Nigeria, Gambia, Senegal, Mali. La Commissione per il riconoscimento di rifugiato politico per le provincie di Perugia, Terni e Arezzo si riunisce cinque volte la settimana, con 12 interviste al giorno. Al 5 ottobre sono state esaminate 655 domande e di queste 459 sono state respinte. A Perugia a marzo c'è stato un bando per 671 posti di accoglienza, con un aumento possibile del 20 per cento (805 posti). Per le necessità in eccedenza sono previste convenzioni. I costi pro capite sono di 33,25 euro al giorno per i posti messi a bando e 30 euro per quelli in convenzione. Le risorse provengono da fondi europei. Non ci sono problematiche legate al pagamento. Da Regione e Asl c'è l'impegno a procedere ad uno screening sanitario sui profughi. Sette comuni della provincia di Perugia hanno stipulato convenzioni con le strutture che gestiscono gli immigrati per volontariato sociale”.
Il vice prefetto Andrea Gambassi ha ricordato che “a Terni ci sono 259 immigrati richiedenti asilo ospitati nelle strutture. Il bando, che prevede 210 posti con l'aumento previsto del 20 per cento, è stato vinto dalla Caritas, circa il 60 per cento, e Arci, circa il 40. Il costo pro capite è di 35 euro. L'ospitalità diffusa su tutto il territorio provinciale coinvolge per lo più strutture provate ma anche parrocchie. I cittadini stranieri più numerosi provengono dal Gambia, Nigeria e Senegal.
INTERVENTI
VALERIO MANCINI (Lega nord): “I cittadini vogliono sapere quanti soldi vengono spesi per accogliere i profughi e quanti immigrati ci sono attualmente in Umbria. Le risorse disponibili dovrebbero essere impiegate per far rimanere gli italiani in Italia. Serve una politica rigida nella valutazione delle richieste di asilo. Le forze dell'ordine fanno il massimo per garantire la sicurezza. Ma siamo al terzo morto in Umbria vittima di qualcuno che non dovrebbe essere in questo territorio. La situazione è allarmante. Le associazioni che si prendono in carico la gestione degli immigrati dovrebbero avere maggiori responsabilità, anche per la sicurezza. Non è possibile che, come successo a Nocera Umbra, vengano spostati profughi in appartamenti senza che nessuno sappia niente, dal sindaco ai carabinieri”.
MARCO SQUARTA (Fratelli d'Italia): “Due dati sono allarmanti: che su 650 richieste di asilo 450 vengano respinte e che della metà dei profughi che arrivano si perdano le tracce. Bisogna attivarsi con le questure per studiare misure di identificazione più stringenti. Inoltre serve aprire un tavolo per garantire la sicurezza dei pellegrini che arriveranno in Umbria per il Giubileo, anche sopo l'attacco hacker al portale dell'aeroporto 'San Francesco' dei giorni scorsi”.
ATTILIO SOLINAS (Partito democratico): “I profughi provengono da paesi con malattie endemiche. È importante attivare procedure per screening che verifichino il loro stato di salute, anche perché una volta inseriti nelle strutture di accoglienza hanno accesso al servizio sanitario”.
CLAUDIO RICCI (Portavoce centrodestra e civiche): “Grazie ai Prefetti per la loro presenza qui, e grazie al consigliere Mancini per aver sollevato con forza il problema. È importante intensificare il lavoro che i prefetti stanno portando avanti in vista del Giubileo. Come sottolineato dall'Onu, il problema dei migranti che oggi è eccezionale, nei prossimi 5-10 anni si trasformerà in normale. È necessaria una mappa tematica dell'Umbria per individuare le zone più pronte all'accoglienza, così da evitare eccessive concentrazioni o ingressi non anticipati da adeguata informazione. Le strutture di accoglienza non sempre hanno canoni adeguati di vivibilità. Il lavoro di comunicazione istituzionale è importante per vincere la diffidenza, una volta che si è accertato chi può essere accolto. Serve anche la collaborazione con le pro loco per coinvolgere, in forma volontaria, gli immigrati in servizi generali dei comuni”.
EMANUELE FIORNI (Lega nord): “A Terni c'è un aumento degli immigrati rispetti a quelli previsti. Non dobbiamo aumentare il numero, anche per i noti fatti di cronaca avvenuti in città. Serve intensificare i controlli per garantire la sicurezza. Quando gli immigrati arrivano in Umbria dovrebbero già essere identificati. Serve capire da chi arrivano i soldi per l'accoglienza”.
MARIA GRAZIA CARBONARI (Movimento 5 Stelle): “C'è preoccupazione per il 50 per cento di profughi che si allontanano prima dell'identificazione. Vorremmo capire se questo dato è in linea con la media italiana. A livello nazionale il tempo medio di assistenza delle persone ospitate è di due anni. Una gestione del fenomeno efficiente dovrebbe durare 2-3 mesi. Serve capire la tempistica in Umbria”.
MARCO VINICIO GUASTICCHI (Partito democratico): “I prefetti operano in una situazione difficile e complessa per affrontare un'emergenza in cui non ci sono numeri certi. Dobbiamo capire come le istituzioni possono collaborare. Serve informazione per evitare il rischio di rivolte territoriali, e capire se i rifugiati possono essere utilizzati per lavori socialmente utili. Serve attivare un tavolo di comunicazione continua e non lasciare sole le prefetture”.