Card G. Bassetti(ASI) Il settimanale umbro «La Voce», nel numero in edicola questo fine settimana e sul suo sito (www.lavoce.it), pubblica un'intervista, a firma di Maria Rita Valli, al cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, in occasione del secondo anniversario (13 marzo) dell'elezione di papa Francesco.

Si tratta di un commento sui primi due anni del Pontificato di Jorge Mario Bergoglio, «l'uomo della nuova primavera della Chiesa. Una primavera – afferma il cardinale Bassetti – già annunciata in un radio messaggio di Pio XII alla fine della guerra, una primavera preconizzata nel discorso di apertura del Concilio del 12 ottobre 1962 quando dinanzi ai profeti di sventura Giovanni XXIII intravide una "nuova primavera" della Chiesa. Bergoglio, figlio di immigrati italiani, il primo Papa Gesuita, proveniente dalla fine del mondo, sta proponendo al mondo la sua pastorale che è "nuova", perché fa perno sull'umanità della persona e certi tratti del suo approccio ci riportano a Giovanni XXIII, il papa a cui Francesco si ispira più di tutti».

Giovanni XXIII, canonizzato lo scorso anno, è il Papa del Concilio Ecumenico Vaticano II e il suo discorso di apertura Concilio, commenta il cardinale di Perugia, «è l'ouverture del concerto. Se il Concilio è stato un grande concerto, l'ouverture, che contiene sempre tutti i temi del concerto, l'ha data papa Giovanni XXIII: la primavera, i segni dei tempi, il dialogo, la misericordia. Lui, Francesco, non fa altro che riproporre dopo cinquant'anni questi temi. Ecco perché dico l'uomo della primavera!».

«Papa Francesco ha recentemente affermato – evidenzia il cardinale Bassetti – che la proposta evangelica deve essere "più semplice, profonda e irradiante". È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali. Il suo magistero immediato lo si deduce dalla sua enciclica Lumen fidei, dalla sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, dalle udienze ma soprattutto dalle omelie a Santa Marta che sono dirette e spontanee».

Facendo propria una considerazione del giornalista Raffaele Luise, il porporato perugino commenta: «"Il Papa non è un rivoluzionario d'oltreoceano. Egli cerca di riportare la fede cristiana così stanca e desolata in occidente, alla radicalità evangelica attingendo alla freschezza umana e spirituale dell'America latina". Francesco non è un Papa tradizionalista né conservatore ma è un uomo libero e anticonformista, cresciuto alla scuola dei gesuiti e imbevuto fino in fondo della spiritualità dell'America latina. Porta veramente i segni del suo popolo».

«Francesco – aggiunge il cardinale Bassetti – vede la Chiesa "come un ospedale da campo dopo una battaglia" e dice che "si devono curare le ferite, poi parleremo di tutto il resto". In questo campo di battaglia che è la post-modernità, è tornata la primavera di cui parlava il Papa Buono».

In due anni di Pontificato, molte e significative sono state le parole pronunciate da papa Francesco e il presule perugino, a conclusione dell'intervista, ricorda una frase che il Santo Padre ripete spesso e che l'ha detta anche a lui personalmente: «se io parlo dei poveri e li aiuto, mi battono le mani, ma se vado a cercare le cause della miseria e dei poveri mi dicono che sono comunista».