(ASI) Perugia. È scomparso, all’età di 91 anni, Pompeo Checcarelli, storico esponente della più schietta peruginità.
Era nato a Perugia, in Porta Sole, l’8 Gennaio 1924. Maturatosi nel 1942 al Liceo Classico “Annibale Mariotti”, nel 1946 si era addottorato alla Facoltà di Giurisprudenza del locale Ateneo. Nel 1948 aveva superato l’esame di procuratore legale, iniziando la professione che avrebbe ben presto abbandonato per assumere, nel 1953, la direzione dell’azienda di famiglia.
Aveva guidato con mano sicura la Ferro e Legnami, azienda di Ellera, leader nel settore delle forniture per la cantieristica edile. E lo ha fatto con indiscutibile successo. Basti dire che si è inventato il calcestruzzo pronto e le betoniere industriali, fondando la storica Calper, che riforniva i cantieri di tutta l’Umbria.
Tra le sue intuizioni, l’idea di costruire travi su misura, preconfezionate, in cemento armato, che riscossero un grande successo nel campo delle costruzioni.
In ogni settore in cui Pompeo Checcarelli si è cimentato ha sempre ottenuto riscontri non comuni.
Fu tra i dieci fondatori della Cassa di Risparmio di Perugia e del Golf Club Santa Sabina. Appassionato golfista, ha praticato questo sport fino a tre mesi fa, quando una caduta ne compromise gravemente lo stato di salute.
Divenne scrittore a partire dall’anno 2000, conseguendo un record difficilmente uguagliabile. Tanto da aver scritto e pubblicato più di qualunque autore umbro. Nel giro di soli due anni, ha dato alle stampe ben 24 volumi: praticamente uno al mese.
Cominciò questa attività nel tentativo di onorare la memoria della moglie Paola, persa nel 1998. A lei dedicò la sua prima opera in versi, edita da Guerra, “...e fu subito amore”.
Fu tra i fondatori e fieri sostenitori dell’Accademia del Dónca ai cui incontri partecipò spesso, anche da protagonista, nel corso della presentazione della sua opera, di cui volle come costante curatore l’amico Sandro Allegrini.
Nel breve volgere di un biennio, Checcarelli ha pubblicato sia in lingua che in dialetto perugino.
In lingua: “E fu subito amore”, “Perché...perché...perché?”, “Tornare insieme”, “Quando viveva ancora”, “Verifica di un’ipotesi” (la Pentalogia dedicata al caro ricordo della consorte prematuramente scomparsa), antologizzati poi nella silloge “Due in uno”.
In dialetto perugino: “Non più di cento”, “Mèjo tardi che mai... l erudizzióne”, “N altri cento e pò basta”, “Chiacchieramo de gòlfe...come viene” e “Colloqui n có l atrezzo ardótto a minge”, con antologia intitolata “L mi mèjo”. Ancora in perugino: “E alóra seguitamo”, “Modi de dì”, “Le barz(e)létte”, “Modi de dì 2”, e “Considerazzióni” , con l’antologia “Mèjo n se po’”. Ancora in lingua “Sarà come prima”, “Paola, ricordi”, “In due si soffre meglio”, “Non nutro dubbi”, “Non c’è rimedio”, antologizzati in “Non ce n’è un’altra”.
Considerando che ciascun volume comprende 100 sonetti, il totale dei versi pubblicati assomma, al rispettabile numero di 2400. Ma i libri scritti sono una quarantacinquina, anche se non sono stati tutti editi. C’è peraltro da dire che la copiosità della produzione non nuoce alla profondità, alla sensibilità, all’originalità di contenuti e alla perfezione metrica. Insomma: non solo la mole della produzione, ma, soprattutto, una raffinata qualità di scrittura fanno di Checcarelli un unicum nel panorama letterario regionale e nazionale.
I funerali di Pomepo Checcarelli domani, alle 15, alla chiesa nuova di San Mariano