consulta csChiesti tra l’altro, l’istituzione di un tavolo permanente di lavoro sulla crisi del settore suinicolo e ogni misura possibile per la gestione numerica dei capi di cinghiale

(UNWEB) Un Documento rivolto alla Regione per salvaguardare il comparto suinicolo, specie dopo che l’emergenza della Peste Suina Africana dei cinghiali ha toccato il vicino Lazio. È quanto scaturito oggi dalla Consulta suinicola della Coldiretti Umbria, riunitasi a Perugia per fare il punto su una questione che potrebbe avere delle ripercussioni gravissime anche nella nostra regione, peggiorando ulteriormente lo stato della suinicoltura locale già in difficoltà.

“Tra le richieste del nostro Documento, vista una congiuntura di alti costi di produzione, bassi margini per gli allevatori e il diffondersi della PSA - spiega Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria - quella dell’istituzione di un tavolo permanente di lavoro sulla crisi del comparto suinicolo umbro. Torniamo a ribadire all’Amministrazione regionale, la necessità di lavorare incessantemente per misure di prevenzione che non mettano ulteriormente in crisi gli allevamenti di suini. A tale scopo è fondamentale adottare ogni misura possibile finalizzata alla gestione numerica dei capi di cinghiale in circolazione sul territorio regionale prevista anche nel Piano di gestione del cinghiale e della peste suina redatto dal Ministero della Salute e adottato anche dalla Regione Umbria. In particolare - precisa Agabiti - occorre prevedere un piano di selezione straordinario operante fuori dal calendario venatorio; consentire al proprietario del fondo munito di licenza di caccia di abbattere in maniera immediata capi di cinghiale che si trovano sul fondo solo previa comunicazione mediante sms o app dedicata; mettere  a disposizione degli allevatori un numero consistente di sistemi di trappolamento da posizionare lungo i perimetri degli allevamenti suinicoli, con un numero adeguato di soggetti autorizzati a prelevare i capi rinvenuti nei predetti sistemi; prevedere delle giornate straordinarie di apertura della caccia”.

“Tra gli altri argomenti al centro del Documento - sottolinea il Direttore regionale Coldiretti Mario Rossi - i temi della biosicurezza, cruciali per la prevenzione dalla PSA, con garanzie per gli allevamenti allo stato brado e le misure straordinarie per i mattatoi, con la preventiva applicazione di quelle di sorveglianza sul funzionamento dei macelli esistenti affidate all’Unità di crisi regionale in fase di emergenza. Infine ma non per importanza - aggiunge Rossi - ribadiamo la necessità che l’Amministrazione regionale si impegni in maniera proattiva per richiedere la modifica della legge n.157 del 1992, un traguardo fondamentale da raggiungere per centrare l’obiettivo di una generalizzata riduzione della densità del cinghiale. Uno dei motivi per cui ci troviamo di fronte a questa emergenza che seppur non interessi l’uomo, può arrivare a provocare quello da noi definito come uno tsunami economico - ha ricordato Rossi - è proprio la mancanza di un efficiente gestione negli anni dell’abnorme numero di cinghiali sul nostro territorio, con conseguenti continui danni alle colture, all’ambiente e alla pubblica sicurezza, con l’invasione che interessa non solo le campagne ma sempre di più anche i centri urbani”.

Presente all’incontro di oggi anche Vincenzo Caputo Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, che accennando alle problematiche collegate al caso PSA del Lazio, ha dichiarato che “l’Assessorato regionale alla Sanità, ha intensificato la sorveglianza passiva per la malattia e che al momento non vi sono segnalazioni. È auspicabile - ha aggiunto - dare attuazione al Piano Operativo Regionale (PRIU), proponendo anche un modello di gestione per il contenimento della specie cinghiale”.

“Non è nostra intenzione creare allarmismi - afferma Francesco Rustici Referente della Consulta suinicola della ColdirettiUmbria - ma è nostra premura sollecitare con forza gli organi preposti a porre in essere tutte le iniziative che possano scongiurare un impatto negativo economico e sociale anche a livello locale. Tenuto conto del ruolo rilevante del comparto suinicolo sull’economia agricola umbra, con un’incidenza pari all’11%, ma anche delle sue oggettive difficoltà attuali, occorre evitare che l’emergenza si allarghi, scongiurando ulteriori ripercussioni per un settore già in sofferenza, che interesserebbero l’intera norcineria”.

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